domenica 28 agosto 2011
Vampiri (film completo)
Vampiro
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Il vampiro è solitamente raffigurato come una pallida creatura notturna, dagli occhi malvagi e dai lunghi denti canini.
Il vampiro è un essere mitologico o folkloristico che sopravvive nutrendosi dell'essenza vitale (generalmente sotto forma di sangue) di altre creature, nonché una delle figure dominanti del genere horror[1][2][3][4][5][6].
Nonostante la speculazione sostenuta dallo storico letterario Brian Frost secondo la quale la credenza dei vampiri "potrebbe risalire alla preistoria"[7], il termine vampiro divenne popolare solo agli inizi del XVIII secolo, in seguito all'influenza delle superstizioni presenti nell'Europa dell'est e nei Balcani, dove le leggende sui vampiri erano molto frequenti[8]. Allo stesso tempo, nacquero altri termini, come vrykolakas in Grecia e strigoi in Romania. La superstizione nei confronti dei vampiri crebbe a tal punto da far nascere una grave isteria collettiva che portò alla morte di numerose persone accusate di vampirismo.
I folkloristici vampiri dell'Europa dell'est presentavano una notevole varietà di rappresentazioni, dal simile agli umani al cadavere putrefatto. Fu il successo del romanzo Il vampiro di John Polidori (1819) ad instaurare la carismatica e sofisticata figura del vampiro nelle arti che influenzò le opere vampiresche del XIX secolo e ispirò personaggi come Varney il vampiro e il Conte Dracula[9].
È però il romanzo Dracula, scritto nel 1897 da Bram Stoker, ad essere considerato la quintessenza del romanzo vampiresco e che fornì le basi per le opere moderne. Dracula trattò una mitologia costituita da lupi mannari e altri demoni dando voce "allo stato d'ansia di un'epoca" e "alla paura della società patriarcale vittoriana"[10]. Il successo di questo libro fece nascere un distintivo genere vampiresco che è ancora popolare nel XXI secolo, con un'impressionante collezione di libri, film, videogiochi e serie televisive.
Indice
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• 1 Etimologia
• 2 Folklore
o 2.1 Descrizione e attributi comuni
2.1.1 Creazione
2.1.2 Identificazione
2.1.3 Protezione
o 2.2 Antiche credenze
o 2.3 Credenze europee
o 2.4 Credenze non europee
2.4.1 Africa
2.4.2 Le Americhe
2.4.3 Asia
2.4.4 Medioriente
2.4.5 Oceania
o 2.5 Credenze moderne
• 3 Origini delle credenze sui vampiri
o 3.1 Spiritualismo slavo
o 3.2 Patologia
3.2.1 Decomposizione
3.2.2 Sepoltura prematura
3.2.3 Contagio
3.2.4 Porfiria
3.2.5 Rabbia
o 3.3 Interpretazione psicoanalitica
o 3.4 Interpretazione politica
o 3.5 Subculture gotiche
o 3.6 Pipistrelli vampiri
• 4 Vampiri nella cultura popolare
• 5 Bibliografia
• 6 Voci correlate
o 6.1 La figura del vampiro nel folklore mondiale
o 6.2 Altro
• 7 Note
• 8 Altri progetti
• 9 Collegamenti esterni
Etimologia
L'esatta etimologia del termine vampiro non è chiara[11]. Tuttavia, è ragionevole pensare che possa derivare dal serbo вампир/vampir[12][13][14][15][16] e che sia successivamente passato al tedesco Vampir, al francese vampyre, all'inglese vampire (la cui prima apparizione del termine nell'Oxford English Dictionary risale al 1734) e all'italiano vampiro. Un'altra teoria, meno popolare, sostiene che il termine slavo derivi dal turco ubyr, che significa "strega"[14][17]. In russo antico, il vampiro è detto inoltre Упирь (Upir').
Numerose lingue slave presentano forme parallele del termine serbo: il bulgaro вампир (vampir), il croato upir/upirina, il ceco e slovacco upír, il polacco wąpierz, l'ucraino упир (upyr), il russo упырь (upyr'), il bielorusso упыр (upyr), e l'antico slavo dell'est упирь (upir'). Da notare che successivamente la maggior parte di queste lingue adottarono forme come "vampir/wampir" dall'Occidente.
Folklore
Il concetto di vampirismo esiste da millenni; culture come quella mesopotamica, ebrea, greca e romana concepirono demoni e spiriti che possono essere considerati precursori dei moderni vampiri. Ad ogni modo, nonostante la presenza di creature simili ai vampiri in queste antiche civiltà, il folklore sui vampiri così come lo conosciamo oggi si è originato esclusivamente nell'Europa dell'est[8] quando i miti della tradizione orale di numerosi gruppi etnici vennero messi per iscritto e pubblicati. Nella maggior parte dei casi, i vampiri sono creature malvagie redivive, vittime suicide o streghe, ma possono anche essere cadaveri posseduti da spiriti malevoli o umani trasformati dopo essere stati morsi da altri vampiri. La credenza in tali leggende divenne così persuasiva da causare isteria di massa e pubbliche esecuzioni di persone credute vampiri[18].
Descrizione e attributi comuni
Nonostante sia difficile dare un'unica, definitiva descrizione del vampiro folkloristico, vi sono tuttavia alcuni elementi che sono comuni a molte leggende europee. I vampiri erano generalmente descritti come gonfi, con una carnagione scura, o sanguigna; queste caratteristiche erano spesso attribuite alla nutrizione a base di sangue. Il vampiro, nella sua tomba, tendeva a perdere sangue dalla bocca e dal naso, mentre il suo occhio sinistro rimaneva spesso aperto[19]. Veniva seppellito rivestito con un telo di lino, e i suoi denti, capelli e unghie continuavano a crescere dopo la morte. La zanne (i canini), invece, non facevano parte delle sue caratteristiche[20].
Creazione
Le cause della vampirizzazione (la nascita o creazioni di un nuovo vampiro) erano molte e varie nel folklore originario. Secondo la tradizione slava e cinese, qualsiasi cadavere che veniva scavalcato da un animale, particolarmente un cane o un gatto, aveva la possibilità di diventare un non morto[21]. Anche i cadaveri che non venivano trattati con acqua in ebollizione erano considerati a rischio. Nel folklore russo si diceva che i vampiri erano un tempo streghe o persone che si erano ribellati contro la Chiesa quando erano ancora in vita[22]. Alcune pratiche popolari erano utilizzate per scongiurare il ritorno nel mondo dei vivi di un caro estinto in qualità di non morto. Era assai diffuso seppellire i morti a testa in giù e collocare oggetti terreni, come falci o falcetti[23], vicino alla tomba per soddisfare i demoni che tentavano di possedere il morto o per mitigare quest'ultimo e prevenire la sua risurrezione dalla tomba. Questo metodo assomiglia alla pratica greca di appoggiare un obolo sulla bocca del defunto per pagare il dazio e poter attraversare il fiume Stige nell'oltretomba; è stata sostenuta la possibilità che in realtà la moneta servisse a scacciare spiriti maligni intenzionati ad entrare in possesso del corpo, e che questo possa avere influenzato il folklore sui vampiri. Questa tradizione persiste nel folklore greco del vrykolakas, in cui una croce di cera e un pezzo di porcellana con l'iscrizione "Gesù Cristo vince" erano posizionati sul corpo del defunto per prevenire che questi diventasse un vampiro[24]. Altri metodi usati frequentemente in Europa includevano la rottura dei tendini all'altezza del ginocchio o il posizionamento di semi di papavero, di miglio o di sabbia sul terreno sopra la tomba di un presunto vampiro; questa pratica intendeva lasciare i vampiri occupati tutta la notte a contare i granelli che cadevano all'interno della bara, e li associava quindi all'aritmomania[25]. Secondo una leggenda cinese, se una creatura simile a un vampiro si trovasse davanti ad un sacco di riso, si metterebbe a contare tutti i chicchi; altre leggende simili, che riguardano streghe o altri esseri malvagi, sono presenti sia nel subcontinente indiano così come nell'America del sud[26].
Identificazione
Erano utilizzati molti rituali per identificare un vampiro. Un metodo per trovare la tomba di un vampiro consisteva nel far cavalcare un ragazzo vergine su uno stallone vergine all'interno di un cimitero: il cavallo si sarebbe fermato sopra la tomba in questione[22]. Generalmente era necessario un cavallo nero, ad eccezione dell'Albania dove doveva essere bianco[27]. Inoltre, l'apparizione di buchi sul terreno sopra una tomba era considerato segno di vampirismo[28]. Cadaveri creduti vampiri erano generalmente descritti come più sani del dovuto, gonfi ma con pochi o nessun segno di decomposizione[29]. In alcuni casi, quando una tomba sospetta veniva aperta, i presenti descrivevano il cadavere con la faccia ricoperta del sangue di una sua vittima[30]. La morte di bestiame, pecore, parenti o vicini di casa era la prova dell'attività di un vampiro nella zona. Alcuni vampiri folkloristici, inoltre, potevano testimoniare la propria presenza tramite attività simili a quelle dei poltergeist, come scagliando pietre sui tetti o muovendo piccoli oggetti[31], e provocando incubi a chi dormiva[32].
Protezione
Oggetti apotropaici in grado di scacciare entità redivive sono molto diffusi nel folklore sui vampiri. L'aglio è un classico esempio[33], ma si dice che anche la rosa selvatica e il biancospino siano dannosi nei confronti dei vampiri. In Europa, inoltre, si credeva che spargere semi di senape sul tetto di una casa li avrebbe tenuti lontani[34]. Altri oggetti esorcizzanti potevano essere ad esempio crocifissi, rosari o acqua santa. Si dice che i vampiri non siano in grado di camminare su un terreno consacrato, come quelli di chiese e templi o attraversare acqua corrente (come quella dei fiumi)[35]. Anche gli specchi venivano usati per allontanare i vampiri, ad esempio posizionandone uno sulla porta d'ingresso (secondo alcune culture, i vampiri non possono riflettersi e talvolta non proiettano la propria ombra, forse per via della mancanza dell'anima)[36]. Questa caratteristica, sebbene non universale (il greco vrykolakas/tympanios era in grado sia di riflettersi che di proiettare un'ombra), venne usata da Bram Stoker nel romanzo Dracula; divenne popolare e venne ripresa da numerosi scrittori e registi[37].
Altre leggende sostengono che un vampiro non possa entrare in un'abitazione se non invitato dal padrone di casa, ma una volta invitato possa entrarvi e uscirvi a piacimento[36]. I vampiri folkloristici erano più attivi la notte, ma non erano considerati vulnerabili alla luce del sole[37].
Uno dei più conosciuti metodi per uccidere un vampiro è impalarlo, specialmente nella cultura slava[38]. In Russia e negli stati Baltici si preferiva il legno di frassino[39], in Serbia quello di biancospino[40], e quello di quercia in Slesia[41]. Potenziali vampiri venivano spesso impalati attraverso il cuore, ad eccezione di Russia e Germania, dove venivano impalati attraverso la bocca[42][43], e della Serbia, dove venivano impalati attraverso lo stomaco[44]. Bucare la pelle del petto era un modo per "sgonfiare" i vampiri (ritenuti più "gonfi" degli umani); i cadaveri venivano talvolta seppelliti con oggetti pungenti, di modo che se il corpo si fosse trasformato in vampiro (e quindi gonfiato), gli oggetti lo avrebbero bucato e sgonfiato[45]. La decapitazione era il metodo più usato in Germania e nelle aree slave dell'ovest, con la testa seppellita tra i piedi, dietro le natiche o lontano dal corpo[38], di modo che l'anima non si attardasse nella sua dipartita indugiando nel corpo terreno. Talvolta la testa, il corpo o i vestiti di un vampiro venivano inchiodati al terreno, per prevenire la rinascita[46]. I nomadi schiacciavano aghi di acciaio o di ferro nel cuore dei cadaveri e infilavano pezzi di ferro nella bocca, sugli occhi, nelle orecchie e tra le dita nel momento della sepoltura. A volte mettevano del biancospino in una calza del defunto o trafiggevano le sue gambe con un paletto di legno. In una tomba risalente al XVI secolo, ritrovata nei pressi di Venezia nel 2006, gli archeologi trovarono un cadavere di donna con un mattone conficcato a forza nella bocca; l'atto venne considerato come un rituale contro i vampiri[47]. Altre misure contro i vampiri includevano bagnare la tomba con acqua bollente o la completa incinerazione del corpo. Nei Balcani un vampiro poteva anche essere ucciso con un colpo di pistola o affogato, ripetendo la sua cerimonia funebre, spruzzando acqua santa sul suo corpo o con un esorcismo. In Romania poteva essere inserito dell'aglio in bocca, e fino al XIX secolo veniva presa la precauzione di sparare al corpo nella bara. In casi eccezionali, il cadavere veniva dismembrato e i pezzi bruciati, mischiati ad acqua e somministrati ai membri della famiglia come cura. Nella regione della Sassonia, in Germania, veniva messo un limone nella bocca dei sospetti vampiri[48].
Antiche credenze
Racconti di esseri soprannaturali che si nutrono di sangue o di carne fresca di esseri viventi fanno parte di quasi tutte le culture del mondo da diversi secoli[49]. Oggi assoceremmo queste creature ai vampiri, ma nei tempi antichi il termine vampiro non esisteva; bere sangue e simili attività erano attribuite a demoni o spiriti; persino il Diavolo erano considerato sinonimo di vampiro[50]. Quasi tutte le culture associano il bere sangue con demoni o creature redivive, o in alcuni casi con divinità. In India, ad esempio, alcuni racconti sui Baital, esseri simili ai ghoul che possono entrare in possesso dei corpi, sono stati raccolti nel libro Baital Pachisi; una racconto del libro Kathāsaritsāgara narra di come il Re Vikramāditya intraprenda una ricerca per trovarne uno particolarmente elusivo[51]. Anche Pishacha, lo spirito di malfattori o di coloro che morirono pazzi, rispecchia alcune caratteristiche dei vampiri[52] e all'antica dea indiana Kali, con zanne e una ghirlanda di cadaveri o teschi, venne attribuito il nutrirsi di sangue[53]. Nell'antico Egitto, la dea Sekhmet beveva sangue[54].
I Persiani furono una delle prime civiltà a tramandare racconti di demoni bevitori di sangue: sono stati portati alla luce dei cocci di porcellana su cui erano state raffigurate creature che tentano di bere il sangue degli uomini[55]. L'antica Babilonia e l'Assiria possiedono racconti della figura mitica Lilitu, che nella demologia ebraica diede vita a Lilith (Ebreo לילית), un demone che si nutriva di sangue di bambino, e a sua figlia Lilu.
La mitologia greca e latina descrivono creature come le Empuse[56], le Lamie[57] e le Strigi. Col passare del tempo, le prime due divennero termini generali rispettivamente per indicare streghe e demoni. Empusa era la figlia della dea Ecate ed era descritta come una creatura demoniaca dai piedi di bronzo. Si trasformava in una giovane donna e seduceva gli uomini per bere il loro sangue[56]. Lamia banchettava sui letti dei bambini la notte, succhiando il loro sangue, così come faceva la figura mitologica Gello[57]. Come Lamia, la Strige si cibava di bambini, ma anche di giovani uomini. Erano descritte come aventi il corpo di corvo o d'uccello in generale, e successivamente vennero identificate nella mitologica romana nella strige, un uccello notturno che si ciba di sangue e carne umana[58].
Credenze europee
Molti dei miti riguardanti i vampiri nacquero durante il medioevo. Gli storici e cronisti del XII secolo Walter Map e Guglielmo di Newburgh collezionarono numerosi racconti sui revenant (morti viventi)[59][60], ma altre testimonianze di leggende inglesi simili sono scarse[61]. Questi racconti erano simili al folklore ampiamente sviluppatosi nell'Europa dell'est nel tardo XVII e XVIII secolo e che fu alla base delle leggende sui vampiri che successivamente si diffusero in Germania e in Inghilterra, dove furono abbellite e rese popolari.
Una delle prime testimonianze di attività di vampiri risale al 1672, nella regione dell'Istria, in Croazia[62]. Cronache locali citano il vampiro Jure Grando del villaggio di Khring vicino Tinjan come la causa del panico tra i paesani[63]. Grando, un ex bracciante, morì nel 1656, ma i paesani del posto dichiararono che fosse tornato dal mondo dei morti, che avesse iniziato a bere sangue umano e che importunasse sessualmente le donne del villaggio. Il capo del villaggio ordinò che gli si piantasse un paletto nel cuore, ma quando questo metodo non sembrò bastare, il corpo di Grando venne decapitato[64].
Durante il XVIII secolo, vi fu un impeto frenetico di avvistamenti di vampiri nell'Europa dell'est, con frequenti rituali (che comprendevano impalare o disseppellire un corpo) per individuare potenziali morti viventi, a cui partecipavano anche ufficiali del governo[65]. Nonostante si trattasse dell'era dell'Illuminismo, durante il quale numerose leggende folkloristiche vennero domate, la credenza nei vampiri aumentò drasticamente, creando un'isteria di massa in tutta Europa[59]. Il panico nacque con la notizia di attacchi di vampiri nella Prussia occidentale nel 1721 e nella Monarchia di Habsburg dal 1725 al 1734, da cui si diffuse in altre località. Due casi famosi di vampirismo, i primi ad essere ufficialmente verbalizzati, furono quelli dei cadaveri dei serbi Peter Plogojowitz e Arnold Paole. Plogojowitz era morto all'età di 62 anni, ma si credeva fosse tornato nel mondo dei vivi e avesse chiesto al figlio del cibo. Il figlio si rifiutò di sfamarlo, e fu trovato morto il giorno seguente. Plogojowitz sarebbe poi tornato e avrebbe attaccato alcuni suoi vicini di casa che morirono per gravi perdite di sangue[65]. Paole, invece, un ex soldato divenuto contadino che era stato attaccato da un vampiro anni prima, morì mentre era impegnato nella fienagione. Dopo la sua morte, delle persone morirono nei paraggi e si credette che Paole fosse tornato e avesse iniziato a cibarsi dei suoi vicini[66]. Un'altra famosa leggenda serba riguarda un tale Sava Savanović, che viveva in un mulino e uccideva e beveva il sangue dei mugnai. Questo personaggio folkloristico venne poi ripreso in un racconto scritto dal serbo Milovan Glišić e nel film horror serbo del 1973 Leptirica ad esso ispirato.
I due incidenti furono ben documentati: ufficiali governativi esaminarono i cadaveri, fecero rapporto e pubblicarono libri in tutta Europa[66]. L'isteria, comunemente conosciuta come la "Controversia sui vampiri del XVIII secolo", infuriò per una generazione. Il problema fu aggravato dalle epidemie rurali di acclamati attacchi di vampiri, causati indubbiamente dalla superstizione presente nelle comunità dei villaggi, dove venivano disseppelliti cadaveri e trafitti con paletti di legno. Nonostante molti studiosi dichiararono che i vampiri non esistevano, e attribuirono gli eventi a sepolture premature o alla malattia della rabbia, la superstizione aumentò. Don Augustine Calmet, un rispettato studioso e teologo francese, compose un esauriente saggio nel 1746, in cui però rimase ambiguo circa l'esistenza dei vampiri. Calmet raccolse testimonianze di incidenti riguardanti i vampiri; numerosi lettori, tra cui un critico Voltaire e demonologhi convinti, interpretarono il saggio come una dichiarazione di esistenza dei vampiri[67]. Nel suo Dizionario filosofico, Voltaire scrisse[68]:
« Questi vampiri erano cadaveri, che uscivano dalle loro tombe la notte per succhiare il sangue dei vivi, sia dalle loro gole che dai loro stomachi, e poi tornavano nei loro cimiteri. Le persone a cui succhiarono il sangue si indebolivano, divenivano pallide e iniziavano a consumarsi, mentre i cadaveri che succhiavano il sangue prendevano peso, la loro carnagione si faceva rosea e godevano di un grande appetito. Fu in Polonia, Ungheria, Slesia, Moravia, Austria e nella Lorena che i morti poterono così gioire. »
La controversia cessò solamente quando l'Imperatrice Maria Teresa d'Austria mandò il suo medico personale, Gerard van Swieten, a investigare sulle acclamazioni di entità vampiresche. Egli concluse che i vampiri non esistevano e l'Imperatrice approvò una legge che proibiva l'apertura e la profanazione delle tombe e dei cadaveri, ponendo fine alla controversia. Nonostante ciò, i vampiri continuarono ad esistere nelle arti e in alcune superstizioni locali[67].
Credenze non europee
Africa
Varie regioni africane possiedono racconti folkloristici di esseri con caratteristiche simili a quelle dei vampiri: nell'Africa occidentale il popolo degli Ashanti narrano dell'asanbosam, una creatura dai denti di ferro che abita sugli alberi[69], mentre il popolo Ewe narra dell'adze, che può prendere le sembianze di una lucciola e dà la caccia ai bambini[70]. La regione orientale del Cape tramanda la leggenda dell'impundulu, che può prendere le sembianze di un grosso uccello con gli artigli e può evocare tuoni e lampi, mentre il popolo Betsileo del Madagascar narra la leggenda del ramanga, un bandito o vampiro vivente che beve e si ciba delle unghie dei ricchi[3][71].
Le Americhe
Il termine Loogaroo, che indica una creatura mitologica simile a una vampiro, probabilmente deriva dal francese loup-garou (che significa "licantropo") ed è molto comune nella cultura delle Mauritius. I racconti sui loogaroo sono diffusi anche nelle isole caraibiche e in Louisiana, negli Stati Uniti[72]. Simili mostri femminili sono la Soucouyant di Trinidad, la Tunda e la Patasola del folklore colombiano, mentre i Mapuche del Cile del sud narrano di Peuchen, un serpente succhiatore di sangue[73]. Secondo alcune superstizioni sudamericane dell'aloe vera appesa sulla porta d'ingresso avrebbe la capacità di scacciare i vampiri[26]. La mitologia azteca narra dei Cihuateteo, spiriti dal viso scheletrico di coloro che sono morte di parto, che rubano bambini e intraprendono relazioni sessuali con i vivi, portandoli alla pazzia[22].
Durante il tardo XVIII e XIX secolo le credenze sui vampiri si diffusero in parti del New England, specialmente nel Rhode Island e nel Connecticut orientale. Vi sono numerosi casi documentati di persone che disotterravano i proprio cari per rimuovere il loro cuore nella convinzione che il defunto fosse un vampiro e che fosse responsabile di morti e malattie in famiglia. In realtà non veniva mai usato il termine vampiro per indicare la malattia. Si credeva che la malattia mortale della tubercolosi, nota all'epoca come "consunzione", fosse causata dalle visite notturne da parte di un membro della famiglia morto anch'egli della stessa malattia[74]. Il più recente e documentato caso di sospetto vampirismo fu quello della diciannovenne Mercy Brown, che morì a Exeter, Rhode Island nel 1892. Suo padre, assistito dal medico di famiglia, la rimosse dalla tomba due mesi dopo la sua morte, le tagliò via il cuore e lo bruciò riducendolo in cenere[75].
Asia
Radicate in vecchi folklori, moderne credenze si sono diffuse in tutta l'Asia, dai ghoul della terraferma fino agli esseri vampireschi delle isole del Sudest asiatico. Anche in India sono nate nuove leggende sui vampiri. Il bhūta o prét è l'anima di un uomo morto prematuramente. Si muove di notte, animando cadaveri e attaccando i vivi, similmente a un ghoul[76]. Nell'India del nord viene narrato di una creatura simile ai vampiri, il brahmarākŞhasa, caratterizzato dalla testa cinta di interiora e un teschio da cui beve sangue. Secondo la fede Induista, queste creature sono reali. Il loro corpo è costituito da quattro dei cinque elementi: Aria, Materia Oscura (Spazio), Fuoco e Terra. L'assenza dell'acqua indica l'imperitura ricerca da parte del vampiro di soddisfare la sua sete con il sangue. I vampiri sono inoltre esseri demoniaci condannati a bere sangue umano, anatema compensato però da altri poteri oscuri. La forza e la durezza dei loro corpi è dovuta alla mancanza di liquidi.
Nonostante i vampiri appaiano nel cinema giapponese sin dagli anni '50, il folklore alla base ha origini occidentali[77]. La creatura più simile al vampiro è forse il nukekubi, la cui testa e collo sono in grado di staccarsi dal corpo per volare via e andare a caccia di prede umane[78].
Leggende di esseri femminili simili a vampiri esistono però nelle Filippine, in Malesia e in Indonesia. Nelle Filippine, le due maggiori creature sono il mandurugo (letteralmente "succhia-sangue") del popolo dei Tagaloge il manananggal ("creatura che si divide in parti") dei Visayan. La prima è una variazione dell'aswang, che prende le sembianze di un'attraente ragazza di giorno, mentre di notte le crescono ali e una lunga lingua concava e fine. La lingua viene usata per succhiare sangue dalle proprie vittime addormentate. La seconda, invece, è descritta come una più matura ma comunque bellissima donna, capace di prendere il volo grazie ad enormi ali di pipistrello, che si nutre di donne incinte addormentate e inconsapevoli. Usa una lingua lunga quanto una proboscide per succhiare via i feti dai grembi materni. Talvolta si cibano di interiora (specialmente cuore e fegato) e del muco delle persone malate[79].
Il malese penanggalan potrebbe essere una giovane o vecchia donna, in ogni caso attraente, che ha ottenuto la sua bellezza per mezzo della magia nera ed è spesso descritta nel folklore come un essere oscuro o demoniaco. È in grado di staccare dal corpo la sua testa zannuta e di farla volare nella notte in cerca di sangue, in genere di donne incinte[80]. I malesi spesso attaccano jeruju (cardi) sulle porte e sulle finestre delle case, sperando di scacciare il penanggalan[81]. Il leyak è un essere simile del folklore di Bali[82]. Un kuntilanak o matianak in Indonesia,[83] o un pontianak o langsuir in Malesia,[84] è una donna morta di parto divenuta una non-morta, che in cerca di vendetta terrorizza villaggi. Appare come una donna attraente con lunghi capelli neri che ricoprono un buco sulla base della nuca, col quale succhia il sangue dei bambini. Ricoprire il buco con i suoi capelli la farebbe scappare via. Alcuni cadaveri potrebbero inoltre avere perle di vetro infilate nella bocca, uova sotto ciascuna ascella, e aghi conficcati nei palmi delle mani per prevenire che si trasformino in langsuir[85].
Gli jiang shi (僵屍 o 殭屍, 僵尸; letteralmente "cadavere rigido"), chiamati anche "vampiri cinesi" dagli Occidentali, sono cadaveri rianimati che uccidono i vivi per assorbire la loro linfa vitale (qì). Si dice che nascano quando un'anima non è in grado di vivere nel corpo del defunto[86]. A differenza dei vampiri, gli jiang shi sono creature senza mente e non hanno ragionamenti propri[87].
Medioriente
Oceania
Credenze moderne
Nella moderna finzione, il vampiro tende ad essere raffigurato come un personaggio malvagio dalla personalità suadente e carismatica[20]. Nonostante la generale miscredenza nei confronti di queste entità, vengono occasionalmente riportati avvistamenti di vampiri. Naturalmente, le società cacciatrici di vampiri esistono ancora, ma sono tuttavia create solo per ragioni sociali[59]. Dichiarazioni di attacchi da parte dei vampiri vennero formulate nel paese africano del Malawi tra il 2002 e il 2003, quando una folla tumultuosa lapidò a morte una persona e ne attaccò altre quattro, incluso il governatore Eric Chiwaya, che secondo le dicerie si era accordato con dei vampiri[88].
Nei primi anni '70 la stampa locale diffuse voci secondo le quali un vampiro aveva infestato il cimitero londinese di Highgate. Cacciatori di vampiri amatoriali si riunirono in gran numero nel cimitero. Numerosi libri vennero scritti sul caso, fra gli altri quello di Sean Manchester, un londinese che fu uno dei primi a suggerire l'esistenza del vampiro di Highgate e che dichiarò successivamente di aver esorcizzato e distrutto un intero covo di vampiri della zona[89]. Nel gennaio 2005, circolò una diceria di un attacco avvenuto a Birmingham, in Inghilterra, seguito dall'ipotesi della presenza di un vampiro che circolava libero per le strade. In quel caso, come dichiarò la polizia, si trattò di una leggenda metropolitana[90].
Nel 2006, un professore di fisica alla University of Central Florida scrisse un saggio in cui spiegò che è matematicamente impossibile che esistano i vampiri basandosi sulla progressione geometrica. Secondo questo saggio, se il primo vampiro fosse apparso il 1 gennaio del 1600 e si fosse nutrito una volta al mese (cioè meno frequentemente di quanto avvenga nelle leggende folkloristiche) e tutte le sue vittime fosse divenute vampiri, allora in soli due anni e mezzo tutta la popolazione mondiale dell'epoca sarebbe stata vampirizzata[91].
Uno dei più famosi casi di entità vampiriche nell'età moderna è quello dei chupacabra di Puerto Rico e del Messico. E' leggenda che siano creature che si nutrono di carne fresca e di sangue di animali domestici. L'isteria per i chupacabra venne spesso associata a profonde crisi economiche e politiche, in particolare durante gli anni '90[92].
In Europa, dove la maggior parte delle folklore vampiresco ebbe origine, il vampiro viene considerato una creatura di fantasia, nonostante alcune comunità abbiano accettato l'idea di fantasma redivivo per scopi economici. In alcuni casi, specialmente in piccole comunità, la paura per i vampiri è ancora radicata e avvistamenti o rivendicazioni di attacchi di vampiri accadono frequentemente. In Romania, nel febbraio 2004, numerosi parenti di Toma Petre ebbero il timore che questi fosse divenuto un vampiro. Fecero quindi dissotterrare il corpo, gli bruciarono il cuore e mischiarono le ceneri ad acqua per poi berle[93].
Il vampirismo e lo stile gotico rappresentano una parte rilevante dei moderni movimenti dell'occulto. Il mito del vampiro, le sue qualità magiche, il fascino e l'archetipo del predatore esprimono un forte simbolismo che può essere utilizzato nei rituali e negli atti di magia e può perfino essere adottato come sistema spirituale[94]. Il vampiro è stato parte della società paranormale europea per secoli e da decenni ormai si è allo stesso modo inserito anche nella sub-cultura americana, mischiandosi all'estetica neo gotica[95].
Origini delle credenze sui vampiri
Molte teorie per le origini delle credenze sui vampiri sono state offerte come spiegazione per la superstizione, e talvolta isteria di massa, causata dai vampiri: sono state citate la sepoltura prematura e in particolar modo la grave ignoranza circa ciò che avviene al corpo umano dopo la morte (mala interpretazione del ciclo di decomposizione).
Spiritualismo slavo
Una kikimora illustrata da Ivan Bilibin.
Nonostante molte altre culture tramandino superstizioni riguardanti non-morti o altri spiriti redivivi (revenant), quello concepito dalla mitologia slava è considerato il vampiro per eccellenza. Le radici della convinzione dell'esistenza dei vampiri in questa cultura sono basate sulle credenze e pratiche pre-cristiane del popolo slavo e sulla loro concezione di oltre tomba. Nonostante la mancanza di scrittori slavi pre-cristiani che descrivessero i dettagli della "vecchia religione", molte credenze spirituali pagane e rituali sono rimasti radicati nel popolo slavo anche dopo l'avvento del Cristianesimo. Esempi di queste credenze includono il culto degli antenati, delle divinità protettrici della casa e la convinzione che l'anima sopravviva alla morte terrena.
Demoni e spiriti ebbero importanti funzioni nella società slava pre-industriale e si credeva che potessero interagire con la vita degli uomini. Alcuni spiriti erano benevoli e aiutavano l'uomo, mentre altri erano pericolosi e potenzialmente distruttivi. Alcuni esempi di questi spiriti sono il domovoi, le rusalki, le veela, la kikimora, la poludnitsa e il vodyanoy. Si pensava inoltre che questi spiriti derivassero dagli avi o altri umani deceduti. Potevano apparire in diverse forme, compresa quella animale o umana. Gli spiriti malevoli partecipavano in crudeli attività, come l'affogamento di umani, la distruzione del raccolto, o il succhiare il sangue del bestiame e talvolta degli umani. Gli slavi erano dunque obbligati ad appagare tali spiriti per prevenire il loro comportamento distruttivo[96].
Secondo le credenze slave, vi era una netta distinzione tra corpo e anima. Questa era imperitura e alla morte del corpo avrebbe vagato per 40 anni prima di trovare pace nell'oltretomba eterno[96]. Per questo motivo, alla morte di un parente, veniva lasciata una finestra aperta, di modo che l'anima potesse entrare e uscire a suo piacimento. Si credeva che durante questo periodo l'anima avesse la capacità di poter rientrare nel corpo del defunto. Così come per i demoni, anche le anime potevano avere un effetto sia positivo che negativo a seconda della loro natura. Molti riti sepolcrali avevano lo scopo di assicurare la purezza dell'anima, ora che si era separata dal corpo. La morte di un bambino non battezzato, un morte violenta o prematura, la morte di un grave peccatore (come uno stregone o un assassino) o una sepoltura non appropriata erano tutte cause di impurità dell'anima. Un'anima impura era molto temuta dagli slavi, poiché era potenzialmente vendicativa[97].
Da queste credenze riguardo alla morte e all'anima deriva il concetto slavo di vampiro. Un vampiro è la manifestazione di una spirito impuro che sta possedendo un corpo in decomposizione. Questa creatura non-morta è vendicativa e gelosa nei confronti dei vivi, da cui succhia sangue per sopravvivere[98].
Patologia
Decomposizione
Paul Barber nel suo libro Vampires, Burial and Death (Vampiri, sepoltura e morte) illustra come la credenza nei vampiri tragga origine dal tentativo delle società pre-industriali di spiegare il naturale processo di decomposizione di un corpo dopo la morte[99].
Spesso le persone ritenevano che un cadavere si fosse trasformato in vampiro, quando non aveva un aspetto che loro ritenevano congruo con lo stato di morte. La decomposizione dipende dalla temperatura, dalla composizione chimica del terreno, dal tipo di sepoltura e da altri fattori, allora poco conosciuti. All'epoca i cacciatori di vampiri sospettavano di vampirismo un corpo che presentava i segni della decomposizione e ciò nasceva, sempre secondo Barber[100], dall'erronea conclusione che quest'ultima attività, appunto perché tale, indicava una sorta di vita post-mortem.
I cadaveri si gonfiavano di gas accumulati nel tronco e la pressione forzava il sangue ad uscire dal naso e dalla bocca. Per questo motivo il corpo sembrava gonfio, ben nutrito e dalla carnagione sanguigna, caratteristiche che potevano spaventare, soprattutto se il defunto in vita era stato magro e pallido. Nel caso di Arnold Paole, il cadavere riesumato di una donna sembrò ai paesani più sano di quanto la donna lo fosse stata in vita[101]. Il trasudare sangue venne interpretato come prova di attività vampiresca[30]. Anche il divenire scuro della pelle è causato dalla decomposizione[102], ma all'epoca veniva interpretato come uno dei numerosi indizi di vampirismo. Il rigonfiamento del cadavere in decomposizione poteva causare la sfuggita di gas dal corpo. Se questo fosse passato attraverso le corde vocali avrebbe potuto produrre suoni simili a gemiti o flatulenza nel caso fosse passato attraverso l'ano[103].
Dopo la morte, la pelle e le gengive perdevano liquidi e si contraevano, esponendo alla vista le radici di capelli, unghie e denti. Questo fenomeno fece credere che i capelli, le unghie e i denti stessero continuando a crescere dopo la morte[103]. Tutto ciò contribuiva a confermare una ricca attività post-mortem e rendeva sospetto la vera natura del cadavere disotterrato.
Sepoltura prematura
È anche stato ipotizzato che le leggende sui vampiri furono influenzate da singoli individui sepolti vivi a causa delle mancate conoscenze mediche dell'epoca. In alcuni casi in cui delle persone avevano sentito dei rumori provenire dall'interno di una tomba, si era poi scoperto, scoperchiandola, segni di unghiate sulla bara, da cui la vittima aveva tentato di fuggire. In altri casi la persone sepolta viva aveva battuto la testa contro la bara, sanguinando dal naso e dalla bocca; il sangue fece credere a chi aveva dissotterrato la bara che il cadavere si fosse "nutrito"[104]. Altre volte i rumori era causati, come già spiegato, dalla fuoriuscita di gas durante la decomposizione[105]. Un'altra causa di tomba trovata incomposta erano inoltre le frequenti profanazioni[106].
Contagio
Il vampirismo folkloristico è stato associato alle morti per misteriose o non identificabili malattie, spesso presenti in una particolare famiglia o comunità[74]. L'allusione all'epidemia è palese nei casi di Peter Plogojowitz e Arnold Paole, e ancor di più nel caso di Mercy Brown e nelle credenze sui vampiri del New England in generale, dove una specifica malattia, la tubercolosi, era associato agli attacchi dei vampiri. Così come la forma polmonare della peste bubbonica, questa malattia causava danni ai polmoni e faceva uscire sangue dalla bocca[107].
Porfiria
Nel 1985 il biochimico David Dolphin propose un collegamento tra la rara malattia del sangue porfiria e il folklore sui vampiri. Notando che la condizione viene trattata con eme intravenoso, egli suggerì che la consumazione di grandi quantità di sangue potesse in qualche modo trasportare l'eme attraverso la parete dello stomaco fino al circolo del sangue. I vampiri non erano quindi che malati di porfiria che bevevano sangue a sufficienza da alleviarne i sintomi[108]. La teoria fu successivamente respinta, poiché si scoprì che il sangue non alleviava affatto i sintomi né tantomeno i malati di questa malattia sentivano l'urgenza impellente di nutrirsi di sangue. Inoltre, Dolphin aveva confuso i vampiri della finzione con quelli del folklore, la maggior parte dei quali non si nutrivano di sangue[109]. Similmente, viene fatto un parallelismo tra la sensibilità alla luce del sole dei vampiri e la fotofobia causata dalla porfiria; anche in questo caso, si tratta di una caratteristica che non era presente nel folklore originale, ma nacque solo successivamente. In ogni caso, Dolphin non proseguì nel diffondere le sue scoperte[110]. Nonostante sia stato rigettato dalla comunità scientifica, il collegamento alla porfiria ottenne l'attenzione dei media[111] ed entrò a far parte del moderno folklore popolare[112].
Rabbia
La malattia della rabbia è stata collegata al folklore vampiresco. Il dottor Juan Gómez-Alonso, un neurologo all'Ospedale Xeral a Vigo, in Spagna, scrisse di questa possibilità nella rivista scientifica Neurology. La suscettibilità all'aglio e alla luce potrebbero essere dovute a una ipersensibilità, che è sintomo della rabbia. La malattia può inoltre attaccare parti del cervello e causare disturbi del sonno (schemi del giorno e della notte ribaltati) e ipersessualità. Secondo una diceria, se il paziente riusciva a riflettersi nello specchio, allora non era malato di rabbia. Lupi e pipistrelli, che sono spesso associati ai vampiri, possono essere entrambi portatori di rabbia. Questa malattia, inoltre, può portare a mordere altre persone e a perdere sangue dalla bocca[113][114].
Interpretazione psicoanalitica
Nel suo trattato del 1931 On the Nightmare (Sull'incubo), lo psicoanalista gallese Ernest Jones scrisse che i vampiri sono il simbolo di numerosi meccanismi di difesa inconsci. Amore, senso di colpa e odio sono emozioni che spingono il defunto a uscire dalla propria tomba. Poiché coloro che si ritrovano in lutto desiderano ricongiungersi con i propri cari estinti, potrebbero aver proiettato l'idea che anche il defunto voglia lo stesso. Da questo sarebbe quindi nato il credo secondo il quale i vampiri fanno visita ai propri familiari, in primis le mogli[115]. Nei casi però in cui si era radicato nel rapporto un profondo senso di colpa, il desiderio di riunificazione venne sostituito da uno stato d'ansia, che portò a una rimozione, meccanismo psicologico che lo stesso Sigmund Freud collegò alla paura dell'occulto[116]. Jones suppose che in questo caso l'originale desiderio di un riavvicinamento (sessuale) si era tramutato drasticamente in paura; l'amore è sostituito dal sadismo, e l'oggetto o la persona amata è sostitutita da un'entità sconosciuta. L'aspetto sessuale potrebbe essere presente come non esserlo[117]. Alcuni critici moderni hanno proposto una teoria più semplice: le persone si identificano nei vampiri immortali per superare o quantomeno temporaneamente sfuggire alla paura della morte[118].
L'innata sessualità del succhiare il sangue è legata al cannibalismo e a comportamenti simili a quelli dei demoni incubo. Molte leggende narrano di esseri che succhiano i liquidi da altre creature e sembra palese un'associazione con lo sperma. Infine Jones notò che mentre normali aspetti della sessualità sono repressi, forme regresse, come il sadismo, vengono invece espresse; e che il sadismo orale in particolare fosse parte integrante dei vampiri[119].
Interpretazione politica
La reinvenzione del mito del vampiro nell'era moderna non esclude sfumature politiche[120]. L'aristocratico Conte Dracula, solo nel suo castello fatta eccezione di alcuni servitori pazzi, apparendo solo di notte per nutrirsi dei suoi compaesani, simboleggia il parassitico Ancien regime. Nel film Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog il giovane agente immobiliare protagonista del film diventa vampiro lui stesso, portando il capitalismo borghese ad essere la nuova classe parassita[121].
Subculture gotiche
Lo stile di vita dei vampiri si identifica in una subcultura di persone, spesso legata al movimento gotico, che consumano sangue per passatempo; attingendo dalla ricca storia recente di cultura popolare del simbolismo di culto, dei film horror, da universi fantastici creati da scrittori come Anne Rice e dallo stile dell'Inghilterra Vittoriana[122]. Il vampirismo moderno è di due tipi: uno legato al sangue (il vampirismo sanguigno) e uno legato a una cosiddetta energia pranica (vampirismo psichico)[123].
Pipistrelli vampiri
Per approfondire, vedi la voce Pipistrello vampiro.
Il Desmodus rotundus ha abitudini ematofaghe.
Nonostante molte culture abbiano storie al riguardo, i pipistrelli vampiri sono divenuti parte integrante del folklore popolare dei vampiri solo recentemente. Miti sui pipistrelli vampiri risalgono al XVI secolo, quando ne furono scoperti nel sud America[18]. Anche in Europa pipistrelli e uccelli strigiformi (gufi, civette, barbagianni), sono sempre stati associati al soprannaturale e a presagi, specialmente per le loro abitudini notturne[18][124]. Nella tradizione inglese araldica il pipistrello è simbolo di "conoscenza dei poteri dell'oscurità e del caos"[125].
Le tre specie dei veri pipistrelli vampiri sono tutti originari dell'America Latina e nessuna prova suggerisce che possano aver avuto parenti alla lontana nel Vecchio Continente. È dunque impossibile che il vampiro folkloristico rappresenti una distorta rappresentazione della memoria di un pipistrello vampiro. I pipistrelli vennero chiamati così per via del personaggio del folklore e non viceversa. Nonostante questa specie di pipistrelli non sia pericolosa per l'uomo, è noto che l'animale si sia nutrito di bestiame e talvolta di sangue umano, lasciando il segno di due fori sul collo della sua vittima[18].
Il letterario Conte Dracula è in grado di trasformarsi in un pipistrello, e i pipistrelli vampiri sono citati due volte nel romanzo.
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Voci correlate
La figura del vampiro nel folklore mondiale
• Il vampiro nel folklore europeo
• Il vampiro nel folklore africano
• Il vampiro nel folklore mediorientale
• Il vampiro nel folklore orientale
• Il vampiro nel folklore dell'Oceania
• Il vampiro nel folklore americano
Altro
• Elenco di creature leggendarie non umane
• Vampiri nella cultura popolare (letteratura, cinema, televisione, fumetto, videogiochi)
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martedì 23 agosto 2011
Sir Arthur Conan Doyle - il creatore del mito
Sir Arthur Conan Doyle nasce a Edimburgo (Scozia) il giorno 22 maggio 1859. Di origini inglesi per parte di padre, discende da parte di madre da una famiglia irlandese di antica nobiltà. Il giovane Arthur inizia i suoi studi prima presso una scuola della sua città, poi alla Hodder Preparatory School, nel Lancashire. I suoi studi più importanti proseguono in Austria presso lo Stonyhurst Jesuit College, scuola cattolica gestita dai Gesuiti nei pressi di Clitheroe, e quindi all'Università di Edimburgo nel 1876, dove nel 1885 consgue la laurea in medicina.
Di questo periodo è la sua prima opera "Il mistero di Sasassa Valley" (1879), racconto del terrore venduto al Chambers Journal; in campo scientifico e professionale, nello stesso periodo, pubblica il suo primo articolo medico, relativo a un sedativo che sperimenta su di sé.
Nel 1880 Arthur Conan Doyle vende a The London Society la storia "Il racconto dell'americano", su una mostruosa pianta originaria del Madagascar che si ciba di carne umana. Un anno dopo ottiene prima il baccellierato in Medicina, quindi il Master in Chirurgia: inizia così a lavorare presso l'ospedale di Edimburgo, dove conosce il dottor Joseph Bell, di cui per un breve periodo, prima di laurearsi, diviene assistente. Il brillante e freddo dottor Bell, con il suo metodo scientifico e le sue abilità deduttive, ispirerà a Doyle il fortunato personaggio di Sherlock Holmes, che ha così, almeno nelle origini, un legame con il medical thriller.
Dopo gli studi Conan Doyle si imbarca su una baleniera come medico di bordo, trascorrendo molti mesi nell'Oceano Atlantico e in Africa. Torna in Inghilterra e apre con scarso successo uno studio medico nel Southsea, sobborgo di Portsmouth. Proprio in questo periodo Doyle comincia a scrivere le avventure di Holmes: in breve le storie di questo personaggio iniziano ad riscontrare discreto successo presso il pubblico britannico.
Il primo romanzo del noto detective è "Uno studio in rosso", del 1887, pubblicato sullo Strand Magazine: nel romanzo il narratore è il buon Dottor Watson - che in un certo senso rappresenta l'autore stesso - presenta Holmes e la sottile scienza della deduzione. A questa prima opera fa seguito "Il segno dei quattro" (1890), opera che vale a Arthur Conan Doyle e al suo Holmes enormi successi, tanto da non avere eguali nella storia della letteratura poliziesca.
Nonostante l'enorme successo Doyle non legherà mai abbastanza con il suo personaggio più popolare, che odiava perché divenuto più famoso di lui. Era di fatto più attirato da altri generi letterari, come l'avventura o il fantastico, oppure come opere di ricerca storica: in questo campo realizza romanzi storici come "La Compagnia Bianca" (1891), "Le avventure del brigadiere Gérard" (raccolta di sedici racconti del 1896) e "The Great Boer War" (1900, scritto mentre era corrispondente della guerra anglo-boera in Sudafrica); quest'ultimo lavoro gli vale nel 1902 il titolo di Sir. Anche durante la Grande Guerra ripete l'esperienza di corrispondente di guerra, senza però tralasciare le sua attività di romanziere, saggista e giornalista.
In qualità di giornalista, durante le Olimpiadi di Londra del 1908, Sir Arthur Conan Doyle, scrive in un articolo per il Daily Mail - cha avrà grande risalto - in cui esalta l'atleta italiano Dorando Pietri (vincitore della maratona olimpica, ma squalificato) paragonandolo a un antico romano. Conan Doyle si fa inoltre promotore di una raccolta di fondi per lo sfortunato italiano.
Altri suoi lavori che affrontano i generi di avventura, fantasy, soprannaturale e terrore sono "The Last Of The Legions and other tales of long ago", "Tales of Pirates", "My Friend The Murderer and other mysteries", "Lot 249" (La mummia), "Il mondo perduto".
Anche se l'elemento fantastico non è mai completamente assente neppure dalla sua produzione realistica - come ad esempio nel romanzo "Il mastino dei Baskerville" (1902) o nel racconto "Il vampiro del Sussex" (1927), entrambi del ciclo di Sherlock Holmes - i romanzi annoverabili nel genere fantasy che Doyle ha scritto sono cinque, assieme a circa quaranta racconti strettamente fantastici, la maggior parte dei quali dell'orrore e del soprannaturale.
Con la sua vastissima produzione letteraria, Doyle, assieme a Edgar Allan Poe è considerato il fondatore di ben due generi letterari: il giallo e il fantastico. In particolare Doyle è il padre e maestro assoluto di quel sottogenere definito "giallo deduttivo", reso famoso grazie a Sherlock Holmes, suo personaggio di maggior successo, che però ha costituito solo una frazione della sua enorme produzione, che ha spaziato dall'avventura alla fantascienza, dal soprannaturale ai temi storici. Parlando del mito di Sherlock Holmes, è da notare che la celeberrima frase "Elementare, Watson!" che Holmes pronuncerebbe indirizzata all'assistente, è un'invenzione dei posteri.
Il genere fantascientifico è affrontato principalmente dalla serie del professor Challenger (1912-1929), personaggio che Doyle modella sulla figura del professor Ernest Rutherford, eccentrico e irascibile padre dell'atomo e della radioattività. Tra questi il più celebre è "Il mondo perduto", un romanzo del 1912 che racconta di una spedizione guidata da Challenger su di un altopiano del Sud America popolato da animali preistorici sopravvissuti all'estinzione. La storia avrà notevole successo nel mondo del cinema, a partire dall'epoca del muto nel 1925 con il primo film, al quale seguiranno altre cinque pellicole (comprendendo due remake).
L'argomento a cui lo scrittore scozzese dedica gli ultimi anni della sua vita è lo spiritismo: nel 1926 pubblica il saggio "Storia dello Spiritismo (The History of Spiritualism)", realizzando articoli e conferenze grazie ai contatti con la Golden Dawn. A causa dei controversi contenuti che lo studio del tema porta con sé, questa attività non darà a Doyle i riconoscimenti che in qualità di studioso si attendeva. Subirà peraltro attacchi da parte della Chiesa cattolica. Il suo ultimo lavoro pubblicato è "The Edge of Unknown", dove l'autore spiega le sue esperienze psichiche, ormai divenute sua unica fonte di interesse.
Mentre si trova nella sua casa di campagna a Windlesham, Crowborough, Arthur Conan Doyle viene colto da improvviso attacco cardiaco: muore il 7 luglio 1930, all'età di 71 anni. Sulla tomba, che si trova a Minstead nel New Forest, Hampshire, l'epitaffio recita: "Steel True | Blade Straight | Arthur Conan Doyle | Knight | Patriot, Physician & Man of Letters
Harry Houdini - il grande illusionista
Ehrich Weisz - questo è il primo nome di Harry Houdini, uno dei più grandi illusionisti di sempre - nasce il 24 marzo 1874 a Budapest (Ungheria).
Tra i molti prestigiatori che si sarebbero interessati allo spiritismo e avrebbero contribuito a svelarne i trucchi, il più famoso è senza dubbio lui, Houdini, il cui nome è sinonimo di magìa.
All'età di quattro anni si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti: in tale occasione la scrittura dei nomi viene modificata per essere resa più semplice ad una lettura "anglosassone", così il nome del piccolo Ehrich Weisz diventa Erik Weiss. La famiglia si stabilisce pprima ad Appleton, nel Wisconsin, dove il padre Mayer Samuel Weiss presta servizio nella locale congregazione ebraica riformata in qualità di rabbino. Poi nel 1887 Mayer si trasferisce a New York solo con il piccolo Erik; qui vivono in una pensione sulla 79ma strada, fino a quando la famiglia non sarà in grado di riunirsi in un alloggio definitivo.
Erik diviene un illusionista professionista nel 1891: sceglie il nome d'arte di Harry Houdini, come tributo al mago francese Jean Eugène Robert-Houdin. Due anni più tardi riesce nell'intento di far diventare Harry Houdini il proprio nome legale.
Nel 1893 conosce Wilhelmina Beatrice Rahner (in arte Bess), illusionista di cui Houdini si innamora. Dopo un corteggiamento durato tre settimane la sposa: Bess sarà la sua personale assistente di scena per tutto il resto della carriera.
Houdini inizialmente studia i giochi di carte e le arti illusionistiche tradizionali, autoproclamandosi "re delle carte". La grande occasione arriva nel 1899 quando incontra lo showman Martin Beck. Beck rimane impressionato da un numero in cui Houdini si libera da un paio di manette, tanto che gli consiglia di concentrarsi sullo studio di quella tipologia di numeri, inserendo i suoi spettacoli in un circuito di spettacoli di varietà. Nel giro di pochi mesi Houdini si esibisce nei teatri più rinomati degli Stati Uniti e nel 1900 viene chiamato ad esibirsi in Europa.
Dopo quattro anni torna negli Stati Uniti. E il suo nome è già leggenda.
Si esibisce fino agli anni '20 in tutti gli Stati Uniti, mostrando la sua straordinaria abilità nel liberarsi di manette, catene, corde e camicie di forza, spesso penzolando da una corda, o immerso nell'acqua, o sotto gli occhi del pubblico.
Il suo numero più famoso è forse la "cella della tortura cinese dell'acqua", presentato a partire dal 1913, un numero in cui Houdini rimane sospeso a testa in giù, in una cassa di vetro e acciaio, piena d'acqua e chiusa a chiave.
Sempre negli anni '20 pubblica alcuni libri in cui svela i suoi trucchi: molti lucchetti e molte manette - spiega - possono venire aperti solo applicando ad essi una forza sufficiente in un modo piuttosto particolare, altri invece possono venire aperti con l'aiuto delle stringhe delle scarpe. Altre volte Houdini usava chiavi o bastoncini opportunamente nascosti. Era in grado di fuggire da un barile per il latte riempito d'acqua il cui tappo era legato ad un collare da lui indossato, perché il collare poteva essere staccato dall'interno. Quando era legato da corde o da una camicia di forza, riusciva a crearsi uno spazio per muoversi dapprima allargando spalle e torace, poi allontanando appena le braccia dal corpo e quindi disarticolando le spalle.
Il suo numero della camicia di forza inizialmente veniva eseguito dietro un sipario, da cui il mago balzava fuori nuovamente libero; poi Houdini avrebbe realizzato che senza il sipario il pubblico sarebbe rimasto più affascinato dalla sua personale lotta per liberarsi.
Benché non fosse facile, l'intero spettacolo di Houdini - compresi i numeri di evasione - veniva eseguito anche dal fratello Theo Weiss, in arte Hardeen. La grande differenza tra i due era nel numero della camicia di forza: Houdini disarticolava entrambe le sue spalle per uscirne, Hardeen era in grado di disarticolarne una sola.
Dopo la morte della madre cui era molto legato, negli anni '20 si interessa allo spiritismo, rivolgendosi a vari medium per cercare di mettersi in contatto con lei. Dopo aver presto scoperto che chi avrebbe dovuto aiutarlo in realtà cercava di imbrogliarlo, Houdini ingaggiò una vera e propria crociata furente contro lo spiritismo, tanto che dopo pochi anni, contribuirà in modo decisivo al declino e al discredito del movimento.
Houdini era solito recarsi nelle città in cui doveva tenere qualche spettacolo con uno o due di giorni di anticipo; indossando un travestimento faceva visita ai medium più famosi della città e chiedeva di contattare famigliari mai esistiti. Appena i medium cominciavano a raccontare dettagli su questi parenti immaginari Houdini li registrava come ciarlatani. Poi, la sera dello spettacolo, Houdini rivelava le sue visite ai medium della città e raccontava per filo e per segno gli imbrogli di cui era stato vittima.
Houdini entrerà a far parte anche del comitato di indagine sui fenomeni paranormali dello "Scientific American" (una delle più antiche e prestigiose riviste di divulgazione scientifica), posizione che gli darà modo di esaminare molti medium (tra cui Nino Pecoraro, Margery e George Valiantine): diversi saranno i sotterfugi che scoprirà, usati per simulare fenomeni spiritici.
Per qualche anno Houdini intreccia un'amicizia con lo scozzese Arthur Conan Doyle; la moglie di quest'ultimo inizia a sostenere di aver ricevuto un messaggio dalla madre di Houdini: il messaggio sarebbe stato in lingua inglese, mentre la madre si esprimeva solo in ungherese; c'erano dei riferimenti al cattolicesimo, mentre lei era ebrea; infine il messaggio non conteneva particolari che solo il figlio poteva conoscere. Dopo questo episodio l'amicizia tra i due si raffredda fino a terminare. Conan Doyle rimane profondamente offeso ma Houdini di lui scriverà: "è un brav'uomo, molto brillante ma è maniacale quando si parla di spiritismo. Non essendo iniziato al mondo del mistero, non essendogli mai stati insegnati gli artifici della prestidigitazione, guadagnare la sua fiducia e ingannarlo era la cosa più semplice del mondo per chiunque".
In seguito alla rottura dell'appendice, Harry Houdini muore di peritonite all'età di 52 anni, il 31 ottobre 1926, nella notte di Halloween.
Due settimane prima aveva subito un grave colpo all'addome, causato da uno studente di boxe della McGill University a Montreal. Questi lo andò a trovare nel suo camerino per mettere alla prova i suoi leggendari addominali; Houdini normalmente permetteva questo tipo di approccio, ma quella volta venne colto di sorpresa dal pugno del ragazzo e non ebbe il tempo di preparasi a ricevere il colpo.
Sarebbe poi venuto alla luce che non fu solo il colpo a provocare la morte dell'illusionista.
Dopo i funerali (tenutisi il 4 novembre a New York) a cui partecipano oltre duemila persone, la salma di Houdini viene sepolta accanto a quella dell'adorata madre, al Machpelah Cemetery nel quartiere Queens: il simbolo della Society of American Magicians è scolpito nella pietra.
Houdini scompare lasciando una personale lancia a favore degli oppositori dello spiritismo: poco prima di morire fa un patto con la moglie Bess dicendole che se fosse stato possibile l'avrebbe contattata dall'aldilà utilizzando un messaggio in codice convenuto tra loro due soli. Ogni notte di Halloween, per i successivi dieci anni, Bess avrebbe tenuto una seduta spiritica per verificare tale patto. Dopo l'ennesima fallimentare seduta, sul tetto del Knickerbocker Hotel di Los Angeles, nel 1936, Bess spegne la candela che aveva arso accanto alla fotografia di Houdini sin dal momento della sua morte.
Da allora sono numerosi i medium che hanno affermato di aver ricevuto messaggi da Houdini: nessuno ad ha tuttavia fornito la minima prova che ciò sia vero. Il giorno dell'anniversario della morte, ogni anno, la Society of American Magicians tiene una cerimonia in memoria di Harry Houdini che comprende una seduta spiritica per cercare di evocare il suo spirito.
lunedì 15 agosto 2011
Big Foot...
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Il Big foot, detto anche Sasquatch, Momo o Piedone, è una leggendaria creatura scimmiesca che dovrebbe vivere nelle foreste dell'America Settentrionale. Segnalazioni della sua presenza sono arrivate da diverse parti del continente ma sembra che i Bigfoot siano concentrati nei due stati americani di Washington e Oregon.
Non ci sono prove concrete della sua esistenza se non video, foto od orme di piedi anomale.
Alcuni ritengono possa trattarsi di un ramo distaccato dello Yeti o di una specie sopravvissuta all'estinzione di Gigantopiteco, una scimmia asiatica di notevoli dimensioni, oggi ritenuta estinta.
Indice
1 Aspetto fisico e caratteristiche
2 Trappola
3 Teorie sull'eventuale esistenza
4 Avvistamenti principali
5 Filmografia
6 Altri media
7 Note
8 Bibliografia
9 Voci correlate
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
Aspetto fisico e caratteristiche
Il Bigfoot dovrebbe essere alto dai 2 ai 2,70 metri (dai 7 ai 9 piedi), con folta peluria scura che varia dal rosso scuro al nero e grandi piedi (da cui il nome) che lascerebbero tracce di 40-46 cm sul terreno. Il Bigfoot è descritto come un grande ominide o primate bipede; il volto è relativamente simile a quello di un uomo. I testimoni dicono che ha dei grandi occhi e una cresta abbassata sulla testa, mentre non si nota traccia di collo: la testa sembra poggiare direttamente sulle spalle. Manca inoltre il muscolo del polpaccio. In base alle descrizioni peserebbe intorno ai duecento chilogrammi.
Trappola
Nel 1974 nell'Oregon del Sud è stata costruita una trappola per la cattura di un Bigfoot, che a più di trentacinque anni di distanza non è riuscita nel suo intento. Oggi come oggi più che altro funziona come attrazione turistica. Agli effetti pratici, nessuna trappola potrebbe imprigionare un Bigfoot, non tanto per la mole quanto per l'intelligenza, come da leggende indiane che lo descrivono mimetico e astuto guerriero, come il guerriero Apache.
Teorie sull'eventuale esistenza
Sono varie le teorie sostenute a più riprese dalla comunità criptozoologica. Si parla di esemplari sconosciuti di primati, creature aliene, mammiferi della famiglia Megatherium sopravvissuti all'estinzione. Nel libro Hunting the Grisly and Other Sketches (1900), presentato da Theodore Roosevelt, viene citata l'esperienza di due cacciatori alle prese con un violentissimo orso bruno fuori dalla norma. Il caso verrà successivamente trattato come uno dei primi concreti rapporti sull'esistenza del Bigfoot.
Il primatologo John Napier e l'antropologo Gordon Strasenburg hanno proposto una tesi alternativa, secondo cui i Bigfoot potrebbero essere esemplari di ominidi sopravvissuti all'estinzione, più in ristretto degli Australopithecus robustus, a discreditare la teoria v'è il fatto che i resti di questa famiglia ominide siano stati trovati unicamente nell'Africa meridionale.
Alcuni sostengono che questo leggendario primate possa essere imparentato con lo Yeti del Tibet e l'Alma della Mongolia. Mentre per lo Yeti si aveva un cranio in un tempio tibetano nell'Himalaya, poi rivelatosi un falso, per lo Sasquatch non si dispone di alcun elemento che ne attesti l'esistenza.
Sono molti i video circolanti che dovrebbero provare la sua esistenza, ma si sono rivelati dei falsi.
La prova più verosimile dell'esistenza di questo animale è un video girato il 20 ottobre 1967 dai cacciatori Roger Patterson e Bob Gimlin; la pellicola fa vedere un Bigfoot femmina molto alto, dai seni cadenti e una folta peluria nera/grigia, che cammina con passo malandato vicino al fiume Bluff Creek, si gira verso i due uomini e si addentra nella foresta. A distanza di molti anni nessuno ha accertato la veridicità di tale filmato. Secondo il regista John Landis si tratta di un uomo travestito da Bigfoot: secondo lui è stato John Chambers a fare il costume (ha fama di avere fatto i costumi per Il pianeta delle scimmie). Nel 2004 è trapelato il nome dell'uomo che avrebbe vestito il costume della creatura: un certo Bob Heironimus, un pensionato, in un costume fatto da Philip Morris in Carolina[senza fonte]. Patterson fino alla sua morte (1972) ha sostenuto l'autenticità del suo filmato. Bisogna anche dire che non ci sono prove che il filmato sia un falso, infatti il costume da Bigfoot non fu mai ritrovato.
Si parla del Bigfoot anche nelle leggende dei nativi americani: di questo essere si inizia a parlare dal 1958, quando un operaio trovò delle orme gigantesche durante degli scavi.[senza fonte] Le leggende dei nativi americani dicono che i Bigfoot mangino le persone, perciò ne hanno molta paura e cercano di ucciderlo.
Nel 2002, in Germania viene prodotto un film, The Untold, tratto da un resoconto di tre esploratori nelle foreste nordamericane. Il film narra le vicende di due uomini e una donna alle prese con un animale, forse un grizzly. Secondo uno degli esploratori gli attacchi da loro subiti furono opera di un Bigfoot, poiché secondo i suoi resoconti, questo animale avrebbe preso massi e tronchi con le mani, era bipede, corpo scimmiesco, ma coda assente. Gli altri due esploratori negarono apertamente un attacco da parte di uno Sasquatch.
Avvistamenti principali
Ci sono state molte centinaia di presunti avvistamenti del Bigfoot. Qui di seguito sono elencati alcuni dei più notevoli.
1811: Un esploratore riferì di aver trovato tracce di uno strano animale nelle montagne degli Stati Uniti nord-orientali. Esse potevano essere quelle di un orso, ma erano molto più grosse. L'esploratore provò a seguirle, ma non rintracciò l'essere che le aveva lasciate.[senza fonte]
1840: Il missionario protestante Elkanah Walker ascoltò una leggenda dei nativi americani di Spokane (Washington), la quale affermava che da quelle parti esistevano delle creature pelose gigantesche che rubavano salmoni negli accampamenti indiani e avevano un forte odore.[1]
1870: Un cacciatore californiano sostenne di aver visto un Sasquatch, il quale gli distrusse il fuoco del suo accampamento sulle montagne vicino a Grayson (California). Il fatto risulta essere accaduto l'anno precedente.
1884: Nei giornali della Columbia Britannica fu pubblicato un articolo che sosteneva che un Bigfoot era stato catturato sulle montagne locali. La creatura era stata chiamata "Jacko". Successivamente si seppe che la notizia era falsa.
1893: In un articolo di Theodore Roosevelt pubblicato sul giornale The Wilderness Hunter, il futuro presidente degli Stati Uniti narrò di una storia raccontatagli da un anziano cacciatore dell'Idaho. Quest'ultimo si chiamava Bauman e affermava di aver incontrato un Bigfoot nelle montagne in cui viveva. La testimonianza di Roosevelt è l'unica prova che questo incontro sia mai avvenuto.[2]
1924: Un canadese di nome Albert Ostman sostenne di essere stato rapito e tenuto prigioniero per molti giorni da una famiglia di Sasquatch. L'incidente si era verificato durante le vacanze estive a Toba Inlet (Columbia Britannica).[3]
1924: Fred Beck e altri quattro minatori sostennero di essere stati attaccati da molti Sasquatches nell'Ape Canyon (Canyon della Scimmia, Washington) nel luglio 1924. Le creature per diverse ore durante la notte lanciarono grandi rocce alla cabina in cui loro erano rinchiusi, provocandone così la morte di alcuni dei malcapitati. Anche uno dei presunti Sasquatches fu colpito e ucciso. La notizia fu pubblicata anche sui giornali locali. Secondo alcuni, gli assalitori erano solo dei giovani campeggiatori i quali si divertirono a lanciare sassi nel canyon, e i minatori avrebbero visto solo delle figure scure alla luce della luna e le grida terribili udite non sarebbero state altro che le voci dei suddetti ampliate dall'eco del canyon. Tuttavia, questa spiegazione non regge perché i minatori avevano avuto la possibilità di vedere che gli assalitori non erano esseri umani, inoltre nessun campeggiatore risulta essere stato ucciso da quelle parti e soprattutto perché nessun uomo avrebbe potuto causare tali danni e provocare la morte di tanti minatori semplicemente gettando dei sassi. I testimoni oculari confermano quest'ipotesi. Inoltre furono trovate impronte chiaramente troppo grandi per essere umane.[4][5][6]
Dal 1940 in poi: Gli abitanti di Fouke (Arkansas) riferirono che una creatura simile al Bigfoot, soprannominata "il Mostro di Fouke", abitava la regione. Un elevato numero di incontri si è verificato nella zona paludosa circostante ed è servito come spunto per un film del 1973 intitolato The Legend of Boggy Creek.[7][8][9][10][11][12]
1941: Una canadese di nome Jeannie Chapman dichiarò di essere fuggita da casa sua con i figli quando un grande Bigfoot, alto circa due metri e mezzo, si avvicinò alla loro residenza di Ruby Creek (Columbia Britannica).[13]
1950: Uno sciatore di nome Jim Carter organizzò una spedizione nell'Ape Canyon (Canyon della Scimmia, Washington) insieme ad altri uomini. Il suo obiettivo era quello di risolvere il mistero dell'attacco di alcuni Sasquatch a dei minatori nel luglio 1924. Un giorno si allontanò da solo per filmare un documentario e da allora non fu mai più rivisto, nonostante una massiccia ricerca. Nemmeno il suo corpo fu ritrovato. Le sue ultime tracce lasciate dagli sci rivelarono che Carter si stava spostando ad altissima velocità, facendo enormi salti che nemmeno un esperto sciatore farebbe se non fosse spaventato a morte o inseguito.[senza fonte]
1955: Un canadese di nome William Roe affermò di aver avuto un incontro ravvicinato con un Sasquatch in Mica Mountain (Columbia Britannica).[14]
1958: Due muratori californiani, Leslie Breazale e Ray Kerr, riferirono di aver visto un Bigfoot circa 70 chilometri a nord-est di Eureka (California). In precedenza ne erano già state trovate alcune tracce nei boschi locali.[15]
1958: Alcuni operai di un cantiere a Bluff Creek (California) trovarono delle enormi orme vicino al luogo in cui lavoravano. Uno di essi, Raymond Wallace, sostenne che si trattava di un Bigfoot. Dopo oltre quarant'anni, in seguito alla morte di Wallace, nella sua casa furono trovati enormi piedi di legno, evidentemente quelli usati per lasciare le tracce nel 1958. Di conseguenza, l'avvistamento si dimostrò un falso.[16][17]
1967: Il 20 ottobre, Roger Patterson e Robert Gimlin filmarono un presunto Sasquatch a Bluff Creek (California). Il filmato, noto come Patterson-Gimlin film, divenne famoso perché fu l'unico ad essere preso in considerazione dagli studiosi, i quali ancora oggi stanno discutendo sulla sua veridicità.
1970: Una famiglia di creature simili a Bigfoot fu osservata in più occasioni da uno psichiatra di San Diego e dalla sua famiglia. Gli avvistamenti vennero effettuati vicino al rifugio in montagna della famiglia, il quale si trovava sulle montagne della California.[18]
1995: Il 28 agosto, una troupe televisiva della Waterland Productions filmò un Sasquatch nei boschi del Jedediah Smith Redwoods State Park, nella California settentrionale.[19]
2005: Il 16 aprile, una creatura simile a un Bigfoot fu avvistata sulla sponda del fiume Nelson in Manitoba (Canada). Essa fu filmata da un traghetto di passaggio.[20] La rock band canadese The Weakerthans successivamente registrò una canzone intitolata Bigfoot! su questo avvistamento.
2006: Il 14 dicembre, una donna di nome Shaylane Beatty vicino a Prince Albert (Saskatchewan, Canada) incontrò un Sasquatch in una strada locale. Alcuni uomini del villaggio vicino esaminarono successivamente la zona e trovarono orme sulla neve e un ciuffo di peli bruni.[21][22]
2007: Il 16 settembre, il cacciatore Rick Jacobs fotografò un possibile Bigfoot con una macchina fotografica automatica legata ad un albero.[23] Secondo alcuni studiosi, la creatura era invece un orso affetto dalla rogna.[24] L'avvistamento è avvenuto vicino alla città di Ridgway (Pennsylvania).
2011: Dei ragazzi in gita hanno ripreso un essere peloso non molto distante da loro scomparire tra il fogliame in un parco del nord America.
[modifica] Filmografia
The Legend of Boggy Creek (1972), diretto da Charles B. Pierce.
Bigfoot e i suoi amici (1987), diretto da William Dear.
The Untold (2002), diretto da Jonas Quastel.
Abominable (2006), diretto da Ryan Schifrin.
Harry e gli Henderson (Harry and the Hendersons) (dal 1987 al 1991), sitcom.
[modifica] Altri media
Nel film Tenacious D e il destino del rock del 2006 Jack Black mangia funghi allucinogeni in una foresta e in preda alle allucinazioni vede un Bigfoot, il quale dirà di essere suo padre. In realtà il Bigfoot era solo un tronco d' albero.
Sul famoso videogioco GTA San Andreas girava voce dell'esistenza di Bigfoot in un'area caratterizzata da una grande foresta ai piedi di un monte. Si tratta in realtà di una leggenda urbana: Terry Donovan della Rockstar Games, ha smentito ufficialmente le voci sull'esistenza del mostro nel videogioco nella rivista Electronic Gaming Monthly nel gennaio 2005[25]. Tuttavia esistono diverse modifiche del gioco che aggiungono questa creatura nei boschi circostanti alla città. Inoltre alcune di queste "mod" permettono di giocare delle missioni nelle quali bisogna uccidere il mostro (le modifiche sono installabili esclusivamente per la versione del gioco per il PC).
Su Tex, numeri 221, 222, 223, marzo-maggio 1979, appare il Sasquatch, qui immaginato come un enorme uomo selvaggio dai poteri taumaturgici.
Nella serie a fumetti Martin Mystère il protagonista scopre che il Bigfoot è in realtà lo Yeti tibetano: alcuni esemplari giunsero in America negli anni cinquanta a bordo dell'aereo di uno studioso che li aveva imprigionati, l'aereo era precipitato e gli occupanti si erano adattati a vivere nelle foreste dell'Oregon.
Bigfoot appare in vari episodi del cartone animato A tutto reality: L'isola.
Nell'espasione Undead Nightmare del videogame Red Dead Redemption il protagonista riceve da un boscaiolo la missione di disinfestare la foresta dai Sasquatch, mangiatori di bambini. A fine missione si verrà poi a sapere che in realtà sono creature pacifiche che si nutrono di bacche e funghi.
Appare in più puntate del cartone animato Leone il cane fifone.
Appare anche nel film Disney In viaggio con Pippo.
È presente in Scooby-Doo & Scrappy-Doo, nell'episodio Scooby-Doo e il Bigfoot.
Appare in più episodi del cartone animato American Dragon, rappresentato come uno yeti.
Note
1.^ (EN) THE DIARY OF ELKANAH WALKER. URL consultato il 1º agosto 2007.
2.^ (EN) http://www.rfthomas.clara.net/classics/bauman.html
3.^ (EN) http://home.clara.net/rfthomas/classics/ostman.html
4.^ (EN) R. A. Beck; Fred Beck. I Fought The Apemen of Mt. St. Helens in Sasquatch Classics. URL consultato il 1º agosto 2007.
5.^ (EN) Bigfoot/Sasquatch FAQ. URL consultato il 1º agosto 2007.
6.^ (EN) Ronald A. Beck. I FOUGHT THE APEMEN OF MOUNT ST. HELENS, WA.. URL consultato il 1º agosto 2007.
7.^ (EN) http://www.legendsofamerica.com/AR-Quirky.html
8.^ (EN) http://www.texarkanagazette.com/articles/2001/06/24/export15698.txt
9.^ (EN) http://www.thefoukemonster.com
10.^ (EN) http://www.roadsideamerica.com/tips/getAttraction.php3?tip_Attractions==52
11.^ (EN) http://www.tooclosetothemirror.com
12.^ (EN) http://www.littlerock.about.com/cs/urbanlegends/a/boggycreek.htm
13.^ (EN) http://home.clara.net/rfthomas/classics/ruby.html
14.^ (EN) http://home.clara.net/rfthomas/classics/roe.html
15.^ (EN) http://www.bfro.net/GDB/show_article.asp?id=87
16.^ (EN) Joe Nickell. Investigative Files: Mysterious Entities of the Pacific Northwest, Part I. gennaio 2007. URL consultato il 17 agosto 2008.
17.^ (EN) Bigfoot [a.k.a. Abominable Snowman of the Himalayas, Mapinguari (the Amazon), Sasquatch, Yowie (Australia) and Yeti (Asia)]. URL consultato il 17 agosto 2008.
18.^ (EN) http://www.bigfootencounters.com/stories/zoobies.htm
19.^ (EN) http://home.clara.net/rfthomas/bf_redwds.html
20.^ (EN) http://www.bigfootencounters.com/articles/manitoba_footage.htm
21.^ (EN) http://www.canada.com/reginaleaderpost/news/story.html?id=2cdebbaf-fb07-4b69-a6b4-bd8194a55a98
22.^ (EN) http://www.cbc.ca/canada/saskatchewan/story/2006/12/14/sasquatch.html?ref=rss
23.^ (EN) http://www.bfro.net/avevid/jacobs/jacobs_photos.asp.
24.^ (EN) http://ap.google.com/article/ALeqM5gEmzVz5SwaMaPHdQM26T2ZN4QcGQD8SIE1B00
25.^ Scan della rivista
Bibliografia
Daegling and, D. J. e D. O. Schmitt, Bigfoot's Screen Test, Skeptical Inquirer, vol. 23, n.3, 1999, p.20
Dash, M. Al di la' dei confini, Corbaccio, Milano 1999 (capitolo 5)
Bord, J. and C. Bord, The evidence of Bigfoot and Other Man-Beasts, Aquarian Press, Wellingborough, 1984
mercoledì 10 agosto 2011
Il Mostro di Loch Ness - realtà o business?
video tratto da Voyager
Il Mostro di Loch Ness, soprannominato anche Nessie, è una creatura leggendaria che vivrebbe nel Loch Ness, un lago della Scozia. Non esiste alcuna prova dell'esistenza del cosiddetto "mostro" e alcune foto che lo ritrarrebbero sono dimostrate false o non sono ritenute particolarmente significative dal punto di vista scientifico.
Indice
1 Storia degli avvistamenti
2 Ipotesi formulate
2.1 Le ipotesi scientifiche
2.2 Un plesiosauro?
3 Metodi scientifici utilizzati
3.1 Sonar
3.2 Esche
4 Note
5 Voci correlate
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
Storia degli avvistamenti
Il primo avvistamento[1] di questo mostro lacustre risale al 590, quando il monaco irlandese San Columba descrive, nella sua Vita Sancti Columbae, il funerale di un abitante delle coste del lago ucciso da una "selvaggia bestia marina" che egli scacciò con le preghiere.
La famosa foto del mostro (rivelatasi poi un falso)Alcuni avvistamenti, in cui la sagoma era confusa (avrebbe potuto essere qualsiasi cosa), sarebbero avvenuti anche sulla terraferma, a partire dal 1930. Una delle testimonianze più influenti riguardo al mostro è "La foto del chirurgo" scattata da Robert Kenneth Wilson nei pressi di Invermoriston con l'ausilio dell'amico Maurice Chambers il 19 aprile 1934, rivelatasi in seguito un falso.
Gli ultimi avvistamenti o testimonianze di un certo rilievo e riportate dai mass media risalgono agli anni ottanta del XX secolo d.c..
Gli ultimi avvistamenti sono piuttosto recenti: un avvistamento[2][3][4] del celebre mostro è avvenuto il 26 maggio 2007 ad opera di Gordon Holmes, un tecnico di laboratorio che ha filmato una sagoma nuotare nel lago, mentre l'ultimo risale a fine agosto 2009, ad opera di Jason Cooke, guardia di sicurezza che, per fotografare il presunto mostro, ha utilizzato Google Earth[5][6].
Le ipotesi scientifiche
Visioni della creaturaLa maggior parte della comunità scientifica degli zoologi pensa che il "mostro" semplicemente non esista, per due serie di ragioni, la seconda delle quali di ordine teorico:
1.Nessun avvistamento o ritrovamento di tracce, resti animali al di sopra di ogni ragionevole dubbio, è stato mai documentato.
2.La piramide alimentare di un lago relativamente piccolo come il Loch Ness non potrebbe sostenere la vita di una famiglia di predatori delle dimensioni del presunto mostro.
3.Se per assurdo, esistesse un solo mostro di Loch Ness, la specie sarebbe da considerarsi irrimediabilmente estinta; al contrario, se ne esistesse una popolazione in grado di perpetuarsi, non si spiegherebbe il fatto che non vi siano prove più convincenti di quelle portate dai sostenitori.
Per tentare di controbattere i dubbi relativi all'alimentazione della creatura è stata avanzata l'ipotesi che vuole l'esistenza di un canale segreto che colleghi il lago al Mare del Nord. Questa teoria spiegherebbe anche l'assenza di ossa e altri resti sul fondale del lago. Non vi sono tuttavia prove dell'esistenza di canali che conducono al mare.
Un plesiosauro?L'ipotesi che riscuote più successo fra i sostenitori dell'esistenza del "mostro" è che si tratti di uno o più esemplari di plesiosauro o di elasmosauro sopravvissuti in qualche modo all'estinzione.
Bisogna precisare che, in ogni caso, la creatura non si potrebbe comunque definire un dinosauro, poiché i rettili marini dell'era mesozoica erano solo "parenti" dei dinosauri.
Alcuni sostenitori dell'esistenza del mostro affermano che vi sono testimonianze in cui Nessie sarebbe stata vista entrare in acqua con prede cacciate sulla terraferma, e che questo starebbe ad indicare che non si ciba (o almeno non in via esclusiva) di pesce, mentre riguardo agli spazi essa in tal modo non avrebbe a disposizione solo il piccolo Loch Ness ma anche la terraferma, dove avrebbe potuto rifugiarsi. Le pinne però indicherebbero che Nessie è un animale marino, e quindi avrebbe avuto bisogno di ritornare almeno periodicamente in acqua.
Gli scettici fanno tuttavia notare che un animale della stazza di un dinosauro assai difficilmente potrebbe passare inosservato sulla terraferma e che nessuna testimonianza finora è risultata effettivamente credibile.
Metodi scientifici utilizzati: Sonar Dal 1956, attraverso l'uso di imbarcazioni dotate di ecoscandaglio, diverse volte e con diversi metodi si è scandagliato il lago con l'unico risultato di rilevare tre grandi masse in movimento, che gli scettici identificano come banchi di pesci, mentre secondo alcuni sostenitori della teoria del mostro potrebbero essere stati gli altri componenti della famiglia di Nessie.[senza fonte]
Esche Il posizionamento di esche di vario tipo (soprattutto salmoni) non ha portato ad alcun risultato. I sostenitori dell'esistenza del mostro sostengono il fallimento ipotizzando che in quel momento il mostro potrebbe non essere stato in acqua o comunque non aver gradito il tipo di cibo[senza fonte]. Riguardo alle esche ipotizzano invece che il presunto mostro sia un predatore attivo (che si nutre solo di prede vive) o che non si tratti affatto di un predatore.[senza fonte]
tratto da wikipedia
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